Poeti contemporanei

Serenata Indiana

E' pur nostro il disfarsi delle sere.
E per noi è la stria che dal mare
sale al parco e ferisce gli aloè.
...Puoi condurmi per mano,
se tu fingi di credere con me,
se ho la follia di seguirti lontano
e ciò che stringi, ciò che dici,
m'appare in tuo potere.
Fosse tua vita quella che mi tiene
sulle soglie - e potrei prestarti
un volto, vaneggiarti figura.
Ma non è, non è così.
Il polipo che insinua tentacoli
d'inchiostro tra gli scogli
può servirsi di te.
Tu gli appartieni e non lo sai.
Se lui, ti crede te. 

"Eugenio Montale dalla Bufera"

 

                        







Viene un futuro inabitato
già condannato ad essere
ulteriore passato
quando dalla memoria
più non viene il sussulto
di ciò che finisce d'essere.

E la mano segna orizzonti
tesa nel'ambigua certezza
dell'andare avanti
che solo dissimula la fretta
di andare via da oggi;
e intanto la fatica è senza ragioni
le notti bruciano inquiete
la mente è materiale di scarto.

E' per tutto il futuro mancato
che sta inerte dentro al passato;
è per la vita rinviata a domani
se si è fatto sottile
lo spessore dei giorni
se lentamente mancherà l'avvenire.

A volte la nostalgia
cerca tra le sue ombre,
ma la rosa nel bicchiere
più non sa di sé;
Perché è nell'aria che sono i presagi,
sono le parole che si fanno domande:
il grano, il fuoco, l'acqua.
(Versi di Alessandro Pirovano)




SALVATORE QUASIMODO




  • Alle fronde dei salici

    E come potevano noi cantare
    Con il piede straniero sopra il cuore,
    fra i morti abbandonati nelle piazze
    sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
    d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
    della madre che andava incontro al figlio
    crocifisso sul palo del telegrafo?
    Alle fronde dei salici, per voto,
    anche le nostre cetre erano appese,
    oscillavano lievi al triste vento.


  • Finita è la notte

  • Finita è la notte e la luna
    si scioglie lenta nel sereno,
    tramonta nei canali.

    È così vivo settembre in questa terra
    di pianura, i prati sono verdi
    come nelle valli del sud a primavera.
    Ho lasciato i compagni,
    ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura,
    per restare solo a ricordarti.

    Come sei più lontana della luna,
    ora che s...ale il giorno
    e sulle pietre batte il piede dei cavalli.
    S.Quasimodo


  • S'ODE ANCORA IL MARE
    Già da più notti s'ode ancora il mare,
    lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce.
    Eco d'una voce chiusa nella mente
    che risale dal tempo; ed anche questo
    lamento assiduo di gabbiani: forse
    d'uccelli delle torri, che l'aprile
    sospinge verso la pianura. Già
    m'eri vicina tu con quella voce;
    ed io vorrei che pure a te venisse,
    ora, di me un'eco di memoria,
    come quel buio murmure di mare.
     
    • Campana a morto


      Presi il mio cuore
      e lo posi nella mia mano
      lo guardai come chi guarda
      grani di sabbia o una figlia.
      Lo guardai pavido e assorto
      come chi sa d'esser morto;
      con l'anima solo commossa
      del sogno e poco della vita.


    • Non pensare a niente
      è avere l'anima propria e intera.
      Non pensare a niente
      è vivere intimamente
      il flusso e riflusso della vita...
      Non sto pensando a niente.


    • Ma io, sempre estraneo,
      sempre penetrando il più intimo 
      essere della mia vita, 
      vado dentro di me cercando l’ombra.


    •  Non basta aprire la finestra
      per vedere la campagna e il fiume.
      Non basta non essere ciechi
      per vedere gli alberi e i fiori.
      C'è solo una finestra chiusa e tutto il mondo fuori;
      e un sogno di ciò che potrebbe essere visto se la finestra si aprisse

    • Grandi misteri abitanola soglia del mio essere,
      la soglia dove esitano 
      grandi uccelli che fissano  
      il mio tardivo andar aldilà di vederli.
      Sono uccelli pieni di abisso,
      come ci sono nei sogni.
      Esito se scandaglio e medito,
      e per la mia anima è cataclisma
      la soglia dove essa sta.
      Allora mi sveglio dal sogno
      e mi rallegro della luce,
      seppure di malinconico giorno;
      perché la soglia è paurosa
      e ogni passo è una croce